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che vivere non é mai abbstanza.

Der Tod ist eine Lüge.

Dal mio ultimo post sono cresciuta, forse maturata, sicuramente cambiata.

Ogni tanto affiorano in superfici ricordi che pensavo perduti per sempre. Accolgo sempre con gioia quei momenti, come se incontrassi un’amica d’infanzia.

Ogni giorno siamo una persona un po’ diversa, un po’ piú nuova e un po’ piú complessa.

Ho sempre desiderato sapere cosa mi avrebbe riservato il futuro, conoscere le strade che la mia vita avrebbe imboccato. E invece adesso penso che il non sapere sia meglio. Il destino non esiste e la morte é una menzogna.

Ripresa

Bentrovato mio diario elettronico.

Dall’ultima volta in cui ho annotato qualcosa sul blog è cambiato tanto – poi, come sempre, è tornato tutto come prima.

Mi sono innamorata, o meglio mi ero autoconvinta di esserlo, ma lui alla fine ha deciso che non aveva senso provarci senza avere la certezza che avrebbe poi effettivamente funzionato. Grazie al Grande Demone Celeste o chi per lui, costui si é rivelato subito un uomo dello spessore morale di un tappetino per la doccia. Grazie perché io sono troppo affamata d’amore e non riuscirei mai ad uscire da una relazione, per quanto sbagliata questa sia.

Presa dalla noia e dalla disperazione per l’amore che non ha potuto sbocciare ho iniziato un secondo lavoro.  I soldi guadagnati li investo in feste e alcol e caramelle – spero il mio fegato non me ne voglia.

Ma la vita é sempre la stessa pianura arida e triste.

Che noia che barba, che barba che noia.

 

If we all threw our problems in a pile

Non sono mai stata una piagnona, una ragazzina lamentosa e con il moccio al naso. Anzi, nei miei primi venti anni di vita avró versato al massimo un bicchiere di lacrime.
E ora, ora mi trovo in una valle di lacrime.

Quest’anno é stato sia il migliore che il peggiore della mia vita.
Ho finalmente conquistato la mia indipendenza, sono all’universitá, vivo da sola, ho un lavoro e tanti amici.
D’altro canto mi faccio un mazzo tanto per mantenermi, i miei genitori a malapena si guardando in faccia dallo schifo che si fanno, mio padre ha perso il lavoro, la mia famiglia é stata sfrattata, mia sorella non sa cosa combinare della sua vita e sembra vivere in un limbo, convinta che il tempo per lei non passi mai, mio fratello, scombussolato dal casino familiare, ha iniziato a frequentare dei ragazzi che lasciamo stare.

Ma se mi metto tra la folla a urlare con quanta forza i miei polmoni riescono a sopportare, se spiattello sulla piazza i problemi miei e della mia famiglia, questi poi spariscono?
Magari.

it’s like a jungle sometimes – it makes me wonder how I keep from going under

Ho sempre avuto la convinzione che il giorno in cui fosse accaduto qualcosa di brutto a qualcuno che amo, l’avrei saputo.
Assurdamente avrei avvertito il loro dolore, indipendentemente dalla distanza. Magari, come ci hanno insegnato nei film, avrei sentito il richiamo del mio nome trasportato dal vento. Una brutta sensazione. Una parvenza di scossa al cuore.

E invece no, niente. Ti alzi, lavori, studi, esci, ridi e pensi magari ad altro.
Poi ti senti in colpa per quel tempo in cui, inconsapevolmente, li hai lasciati soffrire da soli.

Che il nostro amore non sia abbastanza forte? O che, semplicemente, in questa vita il dolore non sia condivisibile?

what’s the point in sunshine, when all you feel is rain?

L’estate che voglio è un’estate di pisolini sulla sdraio, indigestioni di cocomeri e una montagna di libri sul comodino.
È rivedere i miei cari, accarezzare il gatto, fare le trecce alla mia nipotina, prendere il sole nel giardino di Margherita, andare a correre con mio fratello, le bicilettate la sera in campagna.
È la cucina di mia madre, litigare per il telecomando, dormire nudi e lamentarsi per le zanzare, mettere il succo in freezer e fare le granite con mia sorella, annaffiare l’orto.

L’estate che voglio è tornare a casa.

Gli ultimi mesi sono stati duri, sia per me che per loro, perció spero che questo mese di vacanza sia clemente.

I know you’re tired of loving, of loving – with nobody to love

Vorrei fermare il tempo, a compartimenti stagni, e risistemare pian piano la mia vita.
Riavvitare un chiodo in famiglia, stringere un bullone in amore, cambiare un’asse all’universitá e dare una mano di vernice sul lavoro.

Il tempo invece non aspetta, é infame. Come la vita, il destino e M.

È paradossale come uno pensi di non riuscire a sopportare piú di una certa dose di dolore e, invece, a ogni nuova cucchiaiata, stringe i denti e scopre di farcela.

***
Riposa in pace, A.
Se il tuo agoniato Paradiso esiste, ti sei certamente meritata una sedia a dondolo tra gli angeli. Come quella a casa tua, carica di coperte e cuscini, piazzata davanti alla televisione, di fianco al tuo camino perennemente acceso e carico di legna.
Grazie di esserci stata.

Tu carichi il fucile di chi ti spara.

Piú amiamo e piú siamo esposti. Piú amiamo e piú siamo deboli.
Ogni respiro, sospiro, lacrima, bacio, abbraccio – ogni atto d’amore che compiamo é una parte di noi che se ne va.
E cosa rimane?

Stamattina mi sento come se uno schiacciasassi avesse asfaltato il mio cuore.
Tu, M., a cui dono una parte di me e dici che per te non conta niente, sei il mio schiacciasassi.
Tu, padre, che hai praticamente nullificato la mamma, rendendola l’essere miserabile e impaurito che è ora, sei il mio schiacciasassi.

E a me dico: tu, tu che hai permesso tutto questo, tu, tu in primis, sei il tuo schiacciasassi.